A un mese dal terremoto in Giappone gli effetti su produzione e distribuzione del materiale fotografico si fanno sentire in maniera molto pesante.
La disponibilità di magazzino non è sufficiente a coprire la domanda e le difficoltà che il paese del Sol Levante sta attraversando, si ripercuotono gravemente sulla sua capacità produttiva.
Le strade e i porti sono state danneggiate con ovvie conseguenze sui trasporti nel paese, le molteplici scosse di assestamento, alcune anche molto forti, interrompono in continuazione i lavori di ricostruzione.
Nella fabbrica Nikon di Sendai, la zona maggiormente colpita, sono state rapidamente effettuate le riparazioni necessarie a riprendere la produzione di obiettivi, ma l’erogazione discontinua di energia elettrica ed acqua non consente agli impianti di operare a pieno regime.
Inoltre, zone intere sono state rase al suolo dallo tsunami, i lavoratori sono stati trasferiti e in alcuni casi mancherà la manodopera fino a quando non saranno ricostruite le abitazioni.
I produttori giapponesi da sempre hanno scelto di non esternalizzare troppo i processi produttivi per aver un maggior controllo sulla qualità dei prodotti, ma ora questa scelta li penalizza molto in quanto pare non essere possibile una ripresa in tempi brevi del consueto volume produttivo.
Il marchio “made in Japan” per la fotografia era sinonimo di qualità, dubito fortemente che un professionista sia disposto a spendere anche migliaia di Euro per obiettivi “made in China” nel caso in cui i produttori fossero intenzionati a trasferire parte dei processi produttivi.
In generale, tutti i prodotti realizzati in Giappone sono ora scarsamente disponibili, ad esempio la Fuji X100 è praticamente introvabile in Europa come negli Stati Uniti, ma tali problemi non sono ovviamente limitati alla fotografia, diversi stabilimenti automobilistici in Europa di Toyota e Honda sono stati costretti ad interrompere la produzione a causa del mancato arrivo di componenti fondamentali prodotti in Giappone.